The wolf of Wall Street-Vendimi questa penna

“Non voglio morire sobrio.”

180 minuti, senza pause fino al cuore della notte. Che dire: gran film!
The Wolf of Wall Street mi è piaciuto e senza voler fare una recensione (non ho né voglia né competenza) ci sono alcune scene che mi hanno colpito particolarmente e per le quali voglio tenere traccia di qualche riflessione:

 

Il dialogo tra Jordan Belfort e Teresa, la prima moglie

The wolf of Wall Street-Dialogo tra Jordan e Teresa

“…ma non ti sentiresti meglio se vendessi a gente ricca che si potesse permettere di perdere quei soldi?”

Teresa sembra costituire l’unico, esilissimo argine alla tracotante ambizione di Jordan, prima che la sua coscienza sia irrimediabilmente annebbiata dal successo e dagli eccessi. Intendiamoci, nel film c’è pochissimo spazio per lezioni morali esplicite salvo pochi e indiretti richiami.

In questa scena c’è il primo vero cambio di rotta nel protagonista che, di fronte alle perplessità esposte dalla moglie, si trova a dover scegliere chi vuole diventare. Naturalmente Jordan è già ubriaco di quel mondo dorato appena scoperto e trova una delle tante scorciatoie della sua vita. Se truffare la povera gente produce qualche timida remora allora bisogna puntare ai ricchi per evolvere in una specie di Robin Hood traviato.  Ha trovato un comodo alibi per i suoi appetiti e ci si può guadagnare infinitamente di più!

 

La sfida verbale sullo yacht tra Jodan e Patrick Denham, l’agente dell’FBI

The wolf of Wall Street-Dialogo tra Jordan e Patrick Denham

“…ma lei, mio caro Jordan, questa strada l’ha presa da solo. Ma rimane un poveraccio.”

Si tratta certamente di uno dei momenti più importanti e divertenti del film, quando inizia la parabola discendente di Jordan. L’agente dell’FBI, dopo essere rimasto indifferente ai grossolani tentativi di corruzione di Jordan, ne tratteggia in poche parole quella che è la vera natura del lupo: Jordan non è altro che un volgare piazzista; un “poveraccio” che trova nei soldi il senso del suo successo.  Jordan perde miseramente la sfida scontrandosi contro un ostacolo che non può essere aggirato o comprato. Il poliziotto è il personaggio più didascalico del film che rappresenta il buono senza ombre e che scivola, fermandosi (forse) appena in tempo, verso la retorica.

 

La scena dell’auto

The wolf of Wall Street-Scena dell'auto

“Per un miracolo arrivai a casa vivo. Neanche un graffio. Né a me né alla macchina.”

Il film tratta argomenti estremamente indigesti senza mai perdere un tono ironico e a tratti comico, come nella scena dell’auto. Qui appare chiaro che la distruttive conseguenze dei comportamenti del protagonista sono filtrate dalle droghe e da una percezione edulcorata della realtà. Tutto appare facile e perfino lecito se le conseguenze non si vedono. Secondo me l’uso di un registro più leggero non porta ad una celebrazione dello stile di vita di Jordan, semmai descrive bene il meccanismo auto-assolutorio tipico di chi riesce a compiere “sovrappensiero” le peggiori nefandezze, facendo finta di non capire la portata delle proprie scelte. Non a caso il film è un racconto in prima persona con la voce narrante di Jordan che racconta gli eventi sempre e solo dal suo punto di vista.  Mi pare che così si esprima al meglio la personalità del protagonista e la sua totale incapacità di guardarsi dentro.

 

Il carcere

The wolf of Wall Street-Tennis nel carcere

“Per un breve, fuggevole minuto avevo dimenticato di essere ricco e di vivere in un posto in cui tutto era in vendita.”

L’epilogo scivola veloce. Jordan sconta una condanna tutto sommato clemente. C’è poco spazio per il gusto della rivalsa, non c’è un giudizio finale, la “pena” più dura è stata la vita che ci ha raccontato in prima persona e da cui è temporaneamente riuscito a liberarsi durante la detenzione. Qualcuno potrebbe storcere il naso, a me  va bene così.

 


The Wolf of Wall Street
Interpreti: Leonardo Di Caprio, Jonah Hill, Margot Robbie
Diretto da: Martin Scorsese
Anno: 2013

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